La ricerca delle fake news ha assunto la connotazione di una vera caccia alle streghe che sembra appassionare così tanto gli utenti dei social così che ormai è una continua ricerca di conferme su questa o quella citazione per avvalorarne l’autenticità.
In qualche modo a questo fenomeno ha contribuito lo stesso feisbuc che attraverso fantomatici e non meglio identificati factchecker si è impegnato a controllare le notizie pubblicate proprio per evitare il dilagare di fake news, pur se rimane forte il sospetto di applicare in tal maniera una sorta di censura o ancor peggio una manipolazione del social stesso non più finalizzato a lasciare spazio alla libertà di espressione dei titolari di profili, evitando al contempo di prendere in esame molti dei profili stessi che sono falsi e proprio questi sembrano essere quelli che più diffondono commenti o notizie contraffatte e fuorvianti.
Ma non si vuole parlare qui della gestione dei social.
Ci sono interessanti articoli in rete che affrontano il problema delle fake news, soprattutto se si tratta di citazioni e aforismi erroneamente attribuiti a illustri personaggi.
La questione rilevante non è stabilire se si tratta di bufala o contraffazione, se la citazione corrisponde all’autore o in caso contrario andare alla ricerca della fonte.
Quello che emerge è che qualunque verità se espressa da un anonimo non se la caga nessuno, se invece ha una firma altisonante allora diventa LA VERITA’.
Il problema della comunicazione non sta nei contenuti ma dipende dal personaggio che li propone. Ne sono prova gli odierni influencer che nonostante sparino minchiate a raffica riscuotono schiere immense di followers.
Ho scritto le mie dieci regole per “la ricerca della felicità” ma con la mia firma non hanno riscosso alcun favore. Se avessi messo il nome di Ghandi forse ora girerebbero sul web alla velocità della luce.
Siamo viziati dal concetto che solo la parola del signore corrisponde alla verità, che solo le menti illuminate ne possiedono il segreto.
Duemila anni di indottrinamento religioso ci hanno obnubilato le menti facendo delle sacre scritture l’unica vera fonte di cultura.
Per fare un paragone che spieghi meglio il concetto, si può ipotizzare che il modo di pensare oggi risente molto delle etichette, come ad esempio avviene con abiti e accessori di abbigliamento che se non sono firmati non sei nessuno.
Borse, occhiali, scarpe e magliette devono avere la firma di nomi altisonanti del campo della moda e per tale ragione vengono acquistati a prezzi esagerati.
Non si considera che quegli articoli così costosi vengono prodotti dalle stesse fabbriche che producono qualcosa di molto simile e con gli stessi materiali ma che senza quelle etichette vengono venduti a prezzi popolari di molto inferiori.
In conclusione quindi non è tanto la firma che si pone al prodotto o alla citazione che ne aumenta il valore, bensì il materiale o il contenuto stesso, purché ne abbia i requisiti.
Personalmente trovo molta più verità nella saggezza dei detti popolari, frutto dell’esperienza e della vita vissuta di chi ha sofferto e tramandato la sua esperienza per trarne insegnamento.
01-08-2021