Arzilli Vecchietti

Il nostro tempo si distingue per una diffusa e ormai consolidata convinzione che l’aspettativa di vita si è allungata grazie anche alle tecniche e terapie mediche sempre più evolute che effettivamente consentono di superare molte delle più diffuse patologie e malanni.
Questa convinzione spinge la mentalità comune, o almeno buona parte di essa, a illudersi di una sorta di elisir di lunga vita tanto che anche avanti negli anni molti pretendono di poter svolgere attività normalmente più consone a un’età meno vetusta.
Comunque c’è più in generale una più diffusa attenzione alla cura del corpo e, nei casi più esasperati, finanche all’aspetto fisico. Lo dimostra una sempre crescente presenza di palestre e centri benessere in quasi tutte le città, e non solo le più grandi.
Non che tutto questo sia un male, ma quello che m’inquieta è che a tanta prodiga e quasi ossessiva attenzione per il corpo non si affianca altrettanta attenzione per lo spirito e la mente.
È vero che già i romani affermavano “mens sana in corpore sano” ma questa verità non deve indurre a credere che una volta assicuratisi un benessere fisico si sia conquistata di conseguenza e automaticamente una sanità mentale e spirituale.
Così come si deve allenare e curare il corpo anche la mente e lo spirito necessitano di esercizi e allenamenti. Non bisogna dimenticare che la Cultura è l’unica cosa che distingue l’uomo da tutte le altre creature viventi.
Mi si potrebbe obiettare che la cultura viene assicurata in larga misura ed estesa a tutti con le più svariate iniziative ben oltre quella scolastica. Non si confonda però la cultura nozionistica di cui godiamo con la propensione al ragionamento, alla ricerca interiore, all’introspezione mosse dalla spinta del dubbio che ne è motore, ricordando che François Muriac affermava che “Il massimo segno dell’intelligenza è il dubbio”.
Pochi vedo attorno a me mossi dal dubbio e propensi a porsi domande. Molti invece vedo ricchi di certezze, di dogmi, di pesanti macigni scambiati per principi a cui si aggrappano ostinati e affatto disposti a rimuoverli, a modificarli, a sostituirli. Questa ostinazione “culturale” mi inquieta non poco e la identifico come un male che va ben oltre i danni fisici che il corpo patisce.
Finiremo per essere tutti degli spavaldi arzilli vecchietti spiritualmente poveri e intellettualmente inetti.
(27-05-2013)

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