Disabili

 

Ci sono momenti in cui la Storia ci pone difronte a degli interrogativi a cui non è facile dare una risposta.

Le para olimpiadi di Tokyo hanno mostrato a tutto il mondo un fenomeno senza eguali, uno spettacolo unico nel suo genere e a mio avviso di fondamentale importanza come momento di riflessione.

A questo evento hanno partecipato super atleti che sospinti da una inesauribile voglia di riscatto si sono beffati di un destino malvagio che aveva tolto loro una parte del corpo a causa di malattie o incidenti.

Con grande coraggio e determinazione si sono spinti oltre l’inimmaginabile raggiungendo traguardi inaspettati.

Hanno lottato con tutte le loro forze per superare quel limite che la sorte aveva spostato più in là, oltre le umane possibilità.

La sofferenza, il dolore e la consapevolezza di non poter più tornare ad essere come prima, invece che essere ostacoli insormontabili sono stati invece motivo di una voglia di rivincita che ha richiesto loro ulteriori sacrifici per poter andare avanti, per non abbattersi e lasciarsi travolgere da un destino crudele.

Le loro vittorie hanno dimostrato che quando si vuole raggiungere un obiettivo nulla può essere di impedimento, basta accettare la sfida di migliorarsi e superarsi.

A questo punto il termine disabile dovrebbe essere riconsiderato e dargli un significato diverso se questi super atleti hanno potuto dimostrare che disabilità non è nel fisico ma nella testa.

Nessuno di noi si aspetta medaglie per quello che fa in una vita normale, ma rinunciare a combattere per superare i propri limiti, quello sì e segno di disabilità.

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