Poetando

Era il 1982 ed ero alla mia infanzia di sperimentazioni compositive.
Le avrei chiamate poetiche ma chi può definire cos’è poesia?
Forse una particolare sensibilità nel cogliere certi momenti della vita dell’uomo che si confronta con la natura intorno a sé e cerca disperatamente di farne parte avendo inconsciamente il sentore di essersene troppo allontanato, potrebbe aiutarci a dare questa definizione.
La Natura, che ci guida nella nostra disordinata esistenza, è forse l’unica vera ispiratrice di poesia e noi la coloriamo e le diamo vesti e sembianze, le più variegate, per adornarla a mo’ di ciò che ci è più caro: un volto, un luogo, un sentimento, un’emozione, un riflusso d’onda, una foglia. Ma qui è la difficoltà di connotare la poesia, mentre cerchiamo disperatamente di mantenere il legame, di non tagliare il cordone, di ricucire gli strappi, nel tentativo di non perdere la nostra natura che, distratti dalle cose quotidiane, dalle telefonate, dagli appuntamenti, dal correre ad ogni remoto angolo di terra, ci sfugge e sguscia via lasciandoci inebetiti.
Senza poesia siamo dei reietti, dei guitti, degli anonimi figuri senza volto, senza sguardo, senza alito. E in questo vano tentativo ho negli anni dato sfogo alla mia smania scribacchiando qua e là fino a domandarmi cosa mai dovrei farne di tutti quei fogli. La cosa più sensata sarebbe ridurli in cenere.
Mi frena il dubbio che se in tanta insensatezza avessi mai messo almeno un rigo di poesia sarebbe un peccato lasciarla morire tanto essa è rara e preziosa.
Ma come posso io saperlo, che poesia non so definire?

14-10-1999

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