Eutanasia

ANCORA LA CHIESA CONDANNA

Con il suo caparbio e inconciliabile NO ALL’EUTANASIA la chiesa di nuovo ripete gli e/orrori di sempre.
In TV mi capita ora, per caso, di vedere un servizio su quella povera donna che da 45 anni !!! “vive” in un polmone d’acciaio. Aveva dieci anni appena quando la polio tentò di strapparle la vita.
L’unico rimedio di quei tempi fu il polmone d’acciaio che le diede la vita ma non la salute.
Già. La scienza, nonostante i suoi progressi enormi, impone alla medicina moderna dei limiti che consentono bensì di assicurare la sopravvivenza ma non di guarire.
Questo non è lo scopo della medicina, perché continuare a vivere con il proprio male qualche volta è tremendamente insopportabile.
Ora la chiesa non ci dice quando “il tremendamente insopportabile” può costituire motivo valido per rinunciare alla vita ma si limita a un secco NO lasciando che certi poveri disgraziati subiscano la condanna a vita nella tortura di macchine che non guariscono e pur tenendoti in vita non ti lasciano vivere.
Mi vengono in mente le condanne inflitte dalla chiesa a personaggi come Giordano Bruno o Tommaso Campanella rinchiusi e costretti a vivere entro carceri oscure in condizioni disumane per decine e decine di anni.
Certo avevano ancora il privilegio di vivere ma con atroci sofferenze impostegli dalla decisione della chiesa. Così allo stesso modo certi malati di oggi vengono condannati a vivere in condizioni disumane dentro macchine orribili che impediscono loro di avere una vita normale.
Che dire poi di coloro che, in stato di coma profondo e irreversibile, non danno nemmeno l’alcun minimo segnale di quella che viene definita o potrebbe essere definibile vita se non per il fatto che qualche rimasuglio di organo vitale ancora mantiene le sue funzioni.

Ora io non sono un biologo, un medico o uno scienziato capace di definire in modo scientifico quale siano le condizioni necessarie per poter considerare vivente un essere umano. Non sono neanche un teologo ma di certo so che da un punto di vista morale la medicina dovrebbe essere in grado di garantire uno stato di salute tale da poter vivere una vita dignitosa anche se limitata. Perciò laddove ciò non è possibile e le condizioni di vita dovessero risultare disumane o comunque lesive della dignità umana o ancora talmente limitative da impedire di svolgere in maniera indipendente almeno le più elementari funzioni vitali allora credo che qualche ripensamento la chiesa dovrebbe averlo e rivedere le sue posizioni nel difendere il diritto alla vita perché se la vita è un dono di dio essa non può in alcun modo essere una punizione più di quanto non sia già un castigo di per sé, vivere.

30.04.2002

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